FotografArte - Enrica Noceto

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Luciano Caprile

Recensioni

ENRICA NOCETO FOTOGRAFA GIORGIO MOISO , mostra a 4 mani, SAVONA 2000

L'incontro tra fotografia e pittura segue un percorso di simbiosi sia quando il fotografo intende usare l'obiettivo come uno strumento per produrre opere d'arte sia quando costui entra in empatia con l'artista, tanto da penetrarne i pensieri e le azioni.
L'incontro tra Enrica Noceto e Giorgio Moiso è stato provocato dal caso o, se si preferisce, da quella spinta dell'inconscio che favorisce gli eventi e il loro sviluppo nel tempo. L'intenzione di riprendere Moiso mentre esprimeva la sua eruzione informale nel corso di una performance, si è trasformata nel desiderio di interpretare i tempi di quel "fare".

Sono così nate circa trenta immagini che non solo seguono la nascita e la crescita di un piatto di ceramica nel laboratorio albissolese di Bepi Mazzotti, ma si propongono come autonomo risultato compositivo, formale e timbrico allorchè si soffermano sui significati del particolare: la foto si sostituisce quindi, in tal caso, allo stesso Moiso inventandosi un comportamento che mima quello dell'autore raffigurato.È invece diverso l'atteggiamento di Enrica Noceto allorché si rivolge allo stesso Moiso alle prese con un grande vaso in una serie di fotografie ingrandite e stampate sulla tela.

In tal caso il racconto viene superato dall'escavazione psicologica sottolineata dall'assenza di punti di riferimento, di elementi prospettici: Moiso e la sua ceramica in divenire, un particolare di Moiso e un particolare ingrandito della ceramica stessa, fluttuando nel buio, nel vuoto, diventano il richiamo e la base di un ulteriore intervento pittorico.

Nella nuova situazione Moiso reinvesta il vaso non più in quanto tale ma come suggerimento di attrazione iconica: egli lo reinterpreta a colpi di pennello sulla spinta di un'emozione che travalica i limiti del contorno per tentare lo spazio, ovvero quel non luogo privato della realtà. Tra i due interpreti si instaura dunque uno scambio di percezioni, di informazioni sfumate e di smarrimenti.
I gesti si stemperano nell'ambito di questo colloquio che inevitabilmente chiama in causa la sensibilità dell'osservatore.
Così si chiude un cerchio, così si consuma un rapporto di complicità e di raffinata suggestione visiva.


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