FotografArte - Enrica Noceto

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Renzo Mantero

Recensioni

LUCI & OMBRE     Galleria LA STELLA  Albisola Superiore 2003

Enrica Noceto ha scelto per le sue immagini il bianco, il colore che riassume la luminosità di tutti i colori del tempo. Il bianco non immacolato delle scagliole, dei gessi, degli stucchi è la materia con la quale realizza composizioni che sembrano già vivere davanti a chi guarda: si muovono infatti, cambiano forma ad ogni istante così come cambia la luce. Ha composto, intrise della sua materia, tele che si annodano e si allargano a possedere lo spazio come fossero animate. E’ una fotografa. Guarda le cose che crea per trasformarle con la sua arte dopo averle penetrate, attraversate e riviste mille volte variare nelle luci del giorno e della sera.

Luci che le nascono dentro e sa dire col suo strumento incantato, per farle ancora più sue.
Guardandole è come guardare le nuvole bianche che attraversano veloci l’azzurro del cielo; cambiano forma ad ogni istante: personaggi, animali, castelli, paesaggi, foreste, violente battaglie di uomini e cose e anche piccoli fiori, siluette di angeli trasparenti - marionette del cielo. Un mondo di sogno che viaggia con la fantasia che è sola del vento.
Guardare le sue opere, siano esse della struttura materica che le compone, siano esse fotografate in particolari e in istanti diversi, è come far correre davanti ai nostri occhi, aperti nel sogno, tante immagini antropomorfe, zoomorfe e antomorfe che mutano ad ogni istante.

Mutano nella forma e nella sostanza: uomini diventano fiori, fiori animali, animali montagne e montagne ritornano nuvole. Col variare della luce e dell’ombra giocano con l’oggetto fino a creare sequenze musicali, ritmi veri, melodie che riusciamo persino ad udire.
L’importanza sostanziale di queste opere non sta solo nell’idea di fotografarle preparate per esserlo, ma nella sostanziale novità del suo stile, del suo atteggiamento nei confronti del soggetto/oggetto e dall’uso dello strumento fotografico, per lasciare immagini che offrono sorprendenti spunti anche per un’analisi specifica dal punto di vista della fotografia. Vuol mostrare non tanto quello che ha fatto ma quello che può esser fatto, una dimensione nuova ove strutture ed immagini divengano poesia.

Le sue immagini evocano strutture baroccheggianti comprese nel taglio fortemente impressionista delle luci e delle ombre, emergono dalla luce talvolta accecante e talvolta sommessa del bianco e in modo sorprendente ripetono immagini riarse dal sole che si ammantano d’ombre solitarie come di fronte al grande deserto del mare al tramonto. Queste composizioni sono per lo più il frutto di rapide intuizioni, di scelte immediate e spontanee anche se talvolta si avverte come siano anche a lungo pensate, meditate e sofferte.
Nelle strutture astratte che le sorreggono c’è una ricerca finalizzata ad identificare l’essenza del suo voler dire, del suo pensiero che per lei significa fotografare l’idea che ha dentro, mostrarla e per questo la fotografia così diventa uno strumento funzionale al progetto, quasi un evento, col quale cerca di fotografare un pensiero.
La struttura tonale delle sue immagini è giocata sulla prevalenza di toni bassi che si differenziano nella scelta del momento e del soggetto che muta.
Il tipo di inquadratura accurato (le cornici fan parte integrale delle opere e ne sono integrate) ci offre scorci arditi e angolazioni di ripresa assolutamente insoliti.
Tutto questo a Enrica Noceto riesce in modo piuttosto facile, sembra le sia quasi consueto.

E’ certamente restrittivo considerarla solo entro questo ambito professionale limitato sia pure con gli opportuni riferimenti culturali perché la sua ricerca vuole entrare nei valori dell’arte senza compromessi. Guarda con la macchina al di là di quello che i suoi occhi possono vedere, fotografa quello che la sua anima vede.
Personalmente mi piace osservare il lavoro di questa donna modesta, gentile, intelligente, piena di volontà di lavorare, dal carattere forte, e nello stesso tempo dolce, leale, generosa, ricca di femminilità.
La precisione realistica con cui tratta i contorni, la solidità della materia e l’atmosfera di magia che mette intorno alle cose fa nascere dentro un’inquietudine discreta quasi come se la nostra vita viaggiasse, forse per un istante, in un’altra dimensione.

E’ alla ricerca della forma come visione mistica e rivelatrice, insieme: i suoi nodi sono i nodi della vita, i suoi teli corrugati sono la vita stessa corrugata e distesa nello spazio e nell’ombra legata alla terra.
In queste composizioni simboliche cerca il mistero delle cose nelle cose, della luce nella luce e delle ombre nelle ombre.

“Il mistero - come ha scritto Franz Rott, uno studioso della fotografia d’avanguardia - non entra nella rappresentazione del mondo ma rimane celato dentro le cose”.

Enrica Noceto cerca questo mistero e ne resta incantata “in fondo l’arte non è altro che incanto”.

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